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GRAND HOTEL DES THERMES (oggi Palazzo dei Congressi)
GRAND HOTEL DES THERMES
(oggi Palazzo dei Congressi)
Risale al 1898 il progetto del Grand Hotel des Thermes di Salsomaggiore, commissionato all’architetto Luigi Broggi dalla Società proprietaria delle Terme Magnaghi. Inaugurato nel 1900, l’albergo vantava innovazioni tecnologiche e funzionali in grado di competere con le più avanzate strutture europee. Al piano nobile era stato ricavato un appartamento che per molti anni fu destinato ad ospitare la regina Margherita di Savoia durante i suoi frequenti soggiorni nella città termale.
A causa del primo conflitto mondiale, venuta a mancare la frequentazione degli ospiti stranieri, Ritz e Pfyffer, che dal 1910 avevano acquistato l’albergo, ne cedettero la proprietà alla SAGAS (Società Grandi Alberghi di Salsomaggiore) che affidò all’architetto Ugo Giusti e al pittore e decoratore Galileo Chini un progetto di ampliamento e rinnovamento del complesso alberghiero. Il corpo aggiunto alla struttura esistente comprendeva il Salone Moresco, la Taverna Rossa e il loggiato con affaccio sul grande parco.
L’Estremo Oriente nell’interpretazione di Galileo Chini Il grandioso ambiente per le feste chiamato Salone moresco, ma anche le sale attigue, dove erano collocati il bar e la taverna, sono caratterizzati da decorazioni e pitture murali nelle quali Chini mescola, con sapienza e straordinaria inventiva, elementi tratti dalla cultura islamica (in particolare dagli ornamenti “moreschi” dell’Alhambra di Granada) con altri reinterpretati dalla cultura del Sud Est asiatico e, specialmente, del Siam: Le nuove sale vennero inaugurate il 9 giugno 1926 con uno spettacolo coreografico dedicata alla Turandot di Puccini, che poche settimane prima era stata rappresentata al Teatro alla Scala con le scene dipinte dallo stesso Galileo Chini. Un paravento, opera dall’artista, è l’unica testimonianza rimasta di quello spettacolo d’eccezione eseguito nel Salone Moresco dal corpo di ballo e dagli orchestrali della Scala di Milano. Nelle pitture murali all’interno del Grand Hotel des Thermes – nel Salone Moresco e sulla volta della sala da pranzo ridipinta contemporaneamente a tutto il piano terreno – Chini ha rievocato la sua esperienza in ambito teatrale, non solo in quanto scenografo di Puccini e di Sem Benelli, ma anche come ammiratore dei Ballets Russes di Diaghilev.
Le opere esposte in questa sala appartengono all’ispirazione orientale di Galileo Chini, alla sua emozionante esperienza del viaggio transoceanico e del lungo soggiorno a Bangkok per assolvere all’incarico di realizzare il ciclo pittorico all’interno del Palazzo del Trono che era stato commissionato dal re Rama V a progettisti e artisti italiani. Tra i numerosi oggetti della cultura e dell’artigianato thai, che Chini portò con sé al ritorno in Italia, figurano anche la maschera e la corona Reale thailandese che furono riprodotti in dipinti eseguiti in anni successivi. Proprio dai copricapi delle danzatrici orientali l’artista ha tratto ispirazione per alcuni dettagli negli apparati decorativi all’interno del Salone Moresco.
Acqua, cielo e terra nei dipinti murali della Taverna Rossa I soggetti della decorazione pittorica nella Taverna Rossa, inseriti in una cornice di rimandi alla cultura artistica estremo orientale, ripropongono pavoni, rami di ciliegio, volatili e fiori che appartenevano al repertorio di Galileo Chini ceramista fin dal primo periodo della produzione per la manifattura de L’Arte della Ceramica (1897-1906). In questo ambiente sotterraneo e raccolto, caratterizzato dalla tonalità rossa dei legni laccati, da cui la definizione di Taverna Rossa, anche il mondo marino era rappresentato con stelle di mare, alghe e coralli, cavallucci marini e meduse fluttuanti su sfondi azzurri, blu e violacei.
Nel 1954 il Grand Hotel des Thermes cessò definitivamente la sua attività. L’immobile fu acquistato dal Comune di Salsomaggiore che ne cambiò la destinazione d’uso attribuendo al complesso la funzione di Palazzo dei Congressi della città termale. Nel corso degli anni, durante gli interventi di trasformazione e di adeguamento degli spazi interni, la Taverna Rossa è stato l’ambiente più penalizzato non solo per la dispersione degli arredi originali che erano stati realizzati dalla bottega Spicciani di Lucca, ma anche per l’abbattimento di alcune pareti dipinte. Questa sala tuttavia conserva la straordinaria e avvolgente atmosfera di un ambiente esotico, con pareti e soffitti completamente decorati. Sui soffitti, in particolare, sono riproposti motivi ornamentali da ricondurre ai formulari dell’arte siamese.